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Montefeltro e Rimini nell'Italia di fine '400. Di sfondo, uno straordinario pittore senza tempo

.:. Carlo Bertelli pubblica da Skira un libretto colto, rapido, come sempre da considerare. È vero: in fondo è un ennesimo saggio su Piero della Francesca. Chi ha l'età si ricorda soprattutto di Indagini su Piero di Carlo Ginzburg, che inaugurò la collna delle Microstorie Einaudi quando correva l'anno di grazia 1981. Ma le cose che scrive Bertelli sono interessanti di default.

.:. Come l'autore stesso ha spiegato, presentando il suo piccolo lavoro, il titolo che l'editore ha voluto dare al libretto richiama sì il pubblico dei paperback con l'attrattiva di una rivalità, ma rischia di essere fuorviante. La vera storia racconta piuttosto del progetto di una mostra a Brera - mai realizzata - dove avrebbe dovuto essere esposti insieme i ritratti che Piero della Francesca fece di Sigismondo Pandolfo Malatesta (ora al Tempio Malatestiano di Rimini, ma ce n'è un altro al Louvre) e di Federico da Montefeltro (agli Uffizi di Firenze).

.:. La mostra avrebbe offerto l'occasione, più che di mostrare come Piero aveva rraffigurato due regnanti nemici nel centro Italia di fine '400, di riflettere meglio su un pittore senza tempo, che lascia negli astanti - per citare le parole con cui Bertelli chiude questo libretto - la stessa impressione destata da "i tre inquietanti personaggi della Flagellazione" di Urbino: "non guardano il supplizio che si sta svolgendo a pochi passi da loro e ci lasciano l'enigma della loro presenza".

.:. Per i milanesi e gli innamorati di Milano - comunque - il libretto solleva soprattutto il problema di dove si sarebbe dovuta trovare la stupefacente pala di Piero, eseguita su commessa di Federico da Montefeltro, che per la pinacoteca nazionale milanese è forse il maggior vanto, anche più del Cristo morto di Andrea Mantegna e dello Sposalizio della Vergine di Raffaello.

.:. La pala - è noto - approdò qui nel 1811 per volontà di Napoleone, centralizzata a forza strappandola dalla chiesa di San Bernardino a Urbino. La politica culturale dell'impero francese puntava infatti a creare grandi musei formativi nelle città maggiori, sul modello del Louvre a Parigi. Ma a San Bernardino l'opera di Piero era stata certamente collocata con una soluzione di ripiego: è sicuro non fosse destinata là. Dove avrebbe dovuto trovarsi davvero il grande quadro, nelle intenzioni di Federico? Insomma: a che cosa doveva servire?

.:. L'ipotesi di Bertelli è che la pala di Brera fosse stata concepita come punto focale di un mausoleo del duca, mai eretto, immaginato dall'architetto dalmata Francesco Laurana che fu il vero artefice di Urbino ducale. E l'ipotesi convince.

.:. Federico morì improvvisamente, inaspettatamente, in un momento di particolare successo e gloria, senza il tempo per farsi costruire un'ultima dimora degna di quanto aveva fatto in vita. Milano potrebbe avere insomma - fra i suoi altri molti onori - l'orgoglio di ospitare il fulcro dell'estremo riposo di Federico da Montefeltro. E Federico fu, a voler vedere bene, uno dei maggiori uomini politici che la storia della penisola abbia mai avuto.

[Roberto Peretta]


Piero. Un pittore per due nemici
Carlo Bertelli, Skira, Milano, 2013

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Piero. Un pittore per due nemici  
 
 
 

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aggiornato 25 marzo 2024