.:. arte / di luce e di suono
Tarek Atoui | Improvisation in 10 Days
al 6 febbraio al 20 luglio 2025
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Che ci stanno a fare quei blocchi di marmo? Perché scatole di legno e piccole fontane sono collegate da una ragnatela di cavi? E perché le scatole di legno sembrano equalizzatori audio?
.:. È che le scatole sono proprio equalizzatori. Diventa chiaro che Atoui (Beirut, 1980, oggi residente a Parigi) aveva cominciato da musicista. Ne deriva che la mostra non va affrontata come una tipica raccolta di opere d'arte. A caratterizzare sono invece
suoni discreti, progettati per interagire con il comportamento dei visitatori. Per cogliere il senso a pieno si può entrare nelle cabine trasparenti, e usarle. Qua e là, anche l'acqua si rivela componente sostanziale.
.:. Atoui non apprezza il verbo "collaborare". Preferisce "
cooperare". Per produrre questa "improvvisazione in dieci giorni" ha cooperato con il personale dell'Hangar, e i visitatori stanno cooperando con l'artista lungo la conclusione dell'inverno milanese, l'attesa primavera e l'estate all'orizzonte. È un ciclo in continua evoluzione fra strumenti e persone, con una speciale performance calendarizzata al 29 maggio.
.:. Nella luce dello
Shed all'Hangar, il ciclo ne rielabora tre precedenti:
Souffle continue (l'aria),
Rain (l'acqua) e
Waters/Witness (suoni di porti), quest'ultima sviluppo di ricerche e campionature ad Atene (per questo i blocchi di marmo pentelico), Abu Dabi, Beirut, Istanbul, Porto, Singapore e Sydney.
.:. È la prima personale di Atoui in Italia, dopo mostre simili in paesi come Germania, Australia, Stati Uniti, Portogallo e Francia. Ma forse vi sarete già accorti dei suoi interventi a Documenta (Kassel, 2019) e alla Biennale (Venezia, 2019).