Un ideologo, una famiglia, e il Ticinese quarant'anni fa
.:. Ci sono parecchie ragioni possibili per leggere il primo libro di Anna Negri, affermata regista oggi poco più che quarantenne. Lo si può leggere per curiosare torbidamente nella vita privata dell'autrice e soprattutto del padre, il filosofo
Toni Negri, al centro di un notissimo e discutibilissimo caso giudiziario-politico fra gli anni '70 e '80 del secolo scorso. Lo si può leggere per appassionarsi e indignarsi a ripercorrere la spaventosa vita di tutti i giorni - raccontata d'impeto in prima persona - di una ragazzina cui la Storia con la esse maiuscola ha soffocato violentemente crescita e affetti. Oppure per scoprire lati oscuri o ignoti di quegli "anni di piombo" che molti dei quaranta-sessantenni di oggi hanno per certo vissuto, forse parallelamente forse diversissimamente, comunque da qualche altra parte.
Ma si può leggere questo libro anche per amore di una città antica e dei suoi abitanti, per sentir raccontare dal di dentro il
Ticinese, la Vetra o il quartiere del carcere di San Vittore, sentir citare personaggi mitici come
Primo Moroni (quasi sconosciuto oggi, eppure fondamentale come storico del territorio oltre che come intellettuale "sociale" di prim'ordine, con il cuore in mano) o come una non meglio precisata Sylvie che quasi tutti i milanesi quaranta-sessantenni di oggi sanno benissimo chi sia (e la ammirano), ma che Anna Negri per discrezione nomina senza cognome.
Oltre che far sfilare persone vere degnissime e indegnissime, forti e deboli, stranamente coraggiose e comprensibilmente vigliacche, "impasticcate" o invece inflessibili con il proprio fisico, oltre che raccontare centinaia di episodi autentici assolutamente esilaranti nella loro drammaticità, quasi a conferma del vecchio detto che anche nei momenti peggiori dell'esistenza invita all'autoironia - "Sono qui sperduto, e Dio ride" –, questo libro racconta infatti anche una Milano.
Primo Moroni spiegava che il Ticinese era stato, nei lunghi secoli in cui Milano era stata città d'acqua, niente più e niente meno che il porto cittadino. Quartiere di scambi non tutti leciti, ma di scambi veri. Quartiere di malavita, eppure "leggera", non organizzata. Poi - a banchine portuali gradatamente sostituite dal cemento dei parcheggi - quartiere di librerie alternative, di centri sociali, illeciti per necessità oltre che per convinzione, di feste goderecce o intellettuali, spesso le due cose insieme.
Non ci sono troppi libri che raccontino da dentro in modo convincente la Milano di fine '900. Un altro potrebbe essere
Senior Service, scritto da
Carlo Feltrinelli per ricordare il padre Gian Giacomo, forse perfino più noto di Toni Negri per drammaticità e politicità della storia personale. Ecco, personale eppure clamorosamente pubblica è questa storia raccontata da Anna Negri. In quegli anni '70 e '80 del secolo scorso si sarebbe parlato di "personale e politico" fino all'identificazione. Oggi non si può più. Comunque grazie, Anna, di essere in pubblico.
[Elisa Munafò]
Con un piede impigliato nella storia
Anna Negri, Feltrinelli, 2009
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